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Le origini dell'abbazia sono legate alla leggenda dell'apparizione della Vergine propizia ai miseri (da cui Propezzano) avvenuta il 10 maggio del 715 nel luogo dove sorgeva già una chiesetta, che su richiesta della Madonna fu ampliata. La notizia dell'apparizione è riportata nella bolla pontificia con cui Bonifacio IX concede alla chiesa delle indulgenze (Bindi, rist. anast. 1889), ed è stata tramandata per mezzo di un'iscrizione quattrocentesca affrescata sulla facciata della chiesa ed attraverso episodi dipinti ad affresco sia nella chiesa ('400) che nel chiostro ('600). L'esistenza sul luogo di una chiesetta precedente il 715 non trova molte conferme a livello documentario e strutturale. I dati storici che si possono trarre dall'iscrizione di facciata, oggi molto lacunosa, lasciano spazio in realtà a non poche contraddizioni, come ha puntualmente rilevato l'Aceto nel suo studio sull'argomento (Aceto 1986); né emergono tracce strutturali riferibili ad una primitiva chiesa del VIII secolo.
Tuttavia alcuni frammenti scolpiti reimpiegati come materiale da costruzione nell'odierna facciata, posso stilisticamente datarsi all'VIII secolo. In particolare i rilievi sono vicini ad alcuni frammenti di nastri intrecciati provenienti da S. Giusta di Bazzano e da S. Giustino a Paganica, tanto da far pensare per essi ad una stessa mano, capace di "non generiche somiglianze" con manufatti longobardi dell'età liutprandea (Aceto 1986). Si conservano viceversa evidenti le tracce di un impianto a navata unica con abside semicircolare, databile all'XI secolo. Allo stesso periodo possono riferirsi il portale maggiore ed alcune sculture erratiche rinvenute nella chiesa. L'analisi dettagliata delle strutture assegna invece la chiesa odierna ad una terza fase costruttiva riferibile al XIV secolo. Lo schema planimetrico adottato in S. Maria di Propezzano presenta chiari influssi borgognoni ed insieme caratteri tipologici che possiamo definire tardo romanici; le scelte compositive in esso adottate sono accostabili alle soluzioni sperimentate nel duomo di Atri e nella chiesa cistercense di S. Maria Arabona. L'interno, completamente realizzato in cotto, presenta una pianta rettangolare divisa in tre navate da archi a tutto sesto ricadenti su piloni con semicolonne disposte in senso longitudinale e lesene trasversali di collegamento alla volta a crociera. La semplice geometria della forma cubica dei capitelli è ingentilita dal colore caldo del cotto, lavorato con particolare accuratezza. Sulla terza arcata di sinistra si conserva un interessante ciclo di affreschi databile al 1499, che narra le vicende della fondazione di S. Maria ed un'Annunciazione. Nel presbiterio, rialzato da bassi gradini e senza absidi, troviamo la stessa scansione in campate della navate, ma gli archi sono a sesto acuto ed i pilastri polistili sostengono una volta a crociera con costoloni. La coerenza strutturale dell'impianto fa ritenere che la chiesa sia stata concepita in maniera unitaria, tuttavia il carattere più spiccatamente gotico del coro rispetto alla navate, è spia di una variazione di programma in corso d'opera. L'Aceto, nel suo accurato studio sull'argomento, giunge ad ipotizzare che l'architetto di S. Maria abbia lasciato il cantiere a lavori non ancora conclusi, e senza la sua guida si sia proceduto nella navata ad una semplificazione delle forme e all'adozione di soluzioni più arretrate. Lo studioso giunge anche a dare un nome all'architetto, che identifica con Raimondo di Poggio, lo scultore documentato ad Atri alla realizzazione dei portali del duomo, al quale è attribuito anche il disegno del portale laterale di Propezzano, la cosiddetta "Porta Santa" (per approfondimento vd. Aceto 1986). L'omogeneità dello spazio interno è negata dall'ampia facciata, che mostra in maniera chiara il succedersi di diverse fasi costruttive, poco armonizzate tra loro. Il corpo centrale è il tratto più antico, corrispondente alla chiesa romanica, mentre i due corpi laterali sono realizzati nel Trecento, al momento dell'adozione delle tre navate. Alla seconda metà del Quattrocento risale il nuovo rimaneggiamento che conferisce l'aspetto definitivo all'intera facciata; i lavori sono operati su iniziativa dei cardinali Acquaviva, abati commendatari dell'abbazia di Propezzano.
Al corpo centrale viene addossato il piccolo portico a tetto con tre archi a tutto sesto nella fronte ed uno a lato (la data dipinta sull'architrave, molto lacunosa, da alcuni letta 1285, può essere in realtà anche decifrata 1466); un rosone più ampio, caratterizzato dal semplice degradare di cerchi concentrici in cotto, sostituisce l'antico rosone romanico, parzialmente occultato dal portico e non più in asse (riaperto in occasione degli ultimi restauri); la terminazione, in origine a spioventi, assume un profilo rettilineo, con un motivo ad archetti ciechi di raccordo tra le parti. Allo stesso intervento si può ricondurre il montaggio in facciata della cosiddetta Porta Santa, come lascia intuire lo stemma degli Acquaviva scolpito tra i capitelli. In origine il portale era collocato nel prospetto posteriore, un ingresso monumentale progettato forse per regolare il flusso dei fedeli che partecipavano numerosi alle festività celebrate nella chiesa. A differenza del portale maggiore che non presenta decorazioni, fatta eccezione per l'affresco dipinto nella lunetta raffigurante una Madonna con il Bambino, il portale laterale esibisce un ricco ornato, tale da renderlo il fulcro decorativo di tutta la composizione. Negli stipiti si alternano colonnine a doppio nodo, a busto liscio e a tortiglione spezzato, che sorreggono piccoli e rigogliosi capitelli; l'architrave liscio contrasta con la fitta decorazione dell'archivolto, dove si dispongono delle palmette, delle foglie a punta di diamante, un motivo geometrico e un tralcio con motivi vegetali ed animali. La decorazione della Porta Santa è generalmente attribuita a Raimondo di Poggio, per via delle evidenti analogie che presenta con il portale laterale del duomo di Atri, firmato dallo scultore e datato 1302. Secondo l'Aceto lo scultore-architetto Raimondo ha disegnato il portale, eseguito poi dalla sua bottega, nella "seconda parte del primo decennio del Trecento", dopo quindi l'intervento ad Atri. (Aceto 1996). Al XIV secolo risale anche il chiostro a pianta quadrata, dalle forme semplici ed armoniose. Il portico è caratterizzato da ampie arcate a tutto sesto e da pilastri poligonali dal capitello cubico smussato agli angoli; il loggiato superiore è stato realizzato in un secondo tempo, forse nel Cinquecento, con due arcatelle su colonne per ogni arcata del portico. Nelle lunette del chiostro si conservano gli affreschi seicenteschi realizzati dal pittore di origine polacca Sebastiano Majewski. Al 1597 risalgono invece gli affreschi che ornano le pareti del refettorio con scene rappresentanti sempre le storie della Vergine cosiddetta del "Crognale", voce dialettale che indica l'albero di Corniolo vicino al quale avvenne la miracolosa apparizione
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